venerdì 5 dicembre 2025

pc 5 dicembre - contro l'Indo Mediterranean Business Forum - presidio di protesta

 

Il porto di Trieste non sia al servizio della guerra e del genocidio!

Presidio alle 17 del 4 dicembre davanti all’Hotel Savoia Excelsior – Riva del Mandracchio

L’Indo-Mediterranean Business Forum, convocato per il 4 dicembre a Trieste presso l’hotel Savoia-Excelsion e il 5 alla sala congressi del porto vecchio, è l’ennesimo convegno di politici, imprenditori e diplomatici – tra cui figura l’ex ambasciatore di Israele in India, Naor Gilon – per discutere del passaggio del corridoio IMEC dal porto di Trieste. Un progetto che vuole trasformare la nostra città in un porto al servizio degli interessi della NATO e di Israele, inserendola in questo modo nella filiera della guerra globale.

🔺La guerra passa per casa nostra

In un momento storico segnato da guerre, instabilità e tensioni globali, Trieste dovrebbe rifiutare qualunque scelta capace di inserirla ulteriormente nel conflitto globale in via di espansione. Ci riferiamo al corridoio IMEC (Indo-Mediterranean Economic Corridor), un collegamento potenziato tra il porto di Trieste e quello di Haifa, nella Palestina occupata – un hub attraverso cui transitano anche armamenti destinati a sostenere un’occupazione che continua a provocare vittime e distruzione.

La scelta italiana di partecipare a questo progetto non può essere mascherata come semplice sviluppo logistico o opportunità economica. Ci opponiamo a questo ennesimo passo verso  l’integrazione del porto di Trieste nella filiera della guerra.

🔺 Trieste sia neutrale e smilitarizzata
Trieste e il suo territorio sono, per il diritto internazionale, un’area neutrale e demilitarizzata. Questo status, sancito dal Trattato di Pace del 1947, è stato a lungo violato. La svolta che si vuole imprimere oggi rappresenta un ulteriore salto di qualità in questo tipo di violazione.

L’esistenza di questa norma internazionale è uno strumento a cui i cittadini di Trieste possono e devono appellarsi per impedire che la città venga trasformata in un centro per la logistica di guerra.

pc 5 dicembre - nella corsa a rientrare nella maggioranza larga del governo fascio/prosionista della Meloni la corrente 'riformista'del PD fa un altro passo

 

Criticare Israele è antisemitismo, se lo dice anche il Pd….

Di Roberto Della Seta*

Chi contesta radicalmente i comportamenti dello Stato di Israele è antisemita. Questo è l’incredibile assunto di un disegno di legge «per la prevenzione e il contrasto dell’antisemitismo» presentato da senatori del Pd di area «riformista».

Primo firmatario Graziano Delrio, con lui tra gli altri Simona Malpezzi e Pier Ferdinando Casini. La proposta, come altre già in discussione – della Lega, di Maurizio Gasparri, di Ivan Scalfarotto – adotta la definizione di antisemitismo elaborata molti anni fa dall’Ihra – la International holocaust remembrance alliance -, che qualifica come antisemita ogni critica radicale contro Israele e verso il sionismo quale sua ideologia fondativa.

In particolare, per l’Ihra è antisemitismo sostenere che «l’esistenza dello Stato di Israele è una espressione di razzismo», «applicare due pesi e due misure nei confronti di Israele richiedendo un comportamento non richiesto a nessun altro Stato democratico», «fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti».

Tutte opinioni largamente discutibili – personalmente non le condivido – ma che con l’antisemitismo c’entrano zero. Nel 2021 un gruppo di storici dell’antisemitismo e dell’Olocausto ha elaborato e diffuso un documento la Jerusalem declaration on antisemitism – nel quale si denuncia l’evidente intenzione dei promotori della definizione Ihra di allargare il concetto di antisemitismo comprendendovi, in modo abusivo, qualsiasi posizione radicalmente anti-israeliana.

Diversamente dalla proposta di Gasparri e in analogia con quelle di Lega e Scalfarotto, il disegno di legge Delrio non punisce con la galera chi scrive o dice parole che in base alla definizione Ihra sono equiparate ad antisemitismo, ma in parte fa di peggio: all’articolo 2 delega il governo – questo governo, visto che la scadenza indicata è di sei mesi – a varare uno o più decreti legislativi con prescrizioni all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) «in materia di prevenzione, segnalazione, rimozione e sanzione dei contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme on line di servizi digitali in lingua italiana».

Gli articoli 3 e 4 della proposta si spingono ancora oltre: prevedono che ogni Università nomini una sorta di controllore che vigili su eventuali attività interne, anche didattiche, che suonino come illegittime sempre sulla base dei criteri definitori dell’antisemitismo fissati dall’Ihra.

Il disegno di legge Delrio, per le sue premesse e per molti suoi contenuti, è davvero sconcertante, anche e tanto più visto che è opera di parlamentari di centrosinistra.

L’antisemitismo è un problema serio e molto attuale, purtroppo se ne scorgono tracce anche in frammenti del movimento proPal per fortuna marginali ma comunque da contrastare con il massimo rigore. Proprio perché l’antisemitismo esiste ed esiste tuttora, le culture politiche progressiste che a differenza di quelle della destra oggi al governo e con rare eccezioni lo combattono da sempre non possono permettersi infortuni come questo.

Se la proposta Delrio diventasse legge, non solo chi scrive ma tanti giornalisti e intellettuali autorevoli – Anna Foa, Gad Lerner, Stefano Levi della Torre… e questo giornale nella sua interezza – andrebbero, andremmo, sanzionati per le opinioni espresse sulla deriva nazionalista, razzista, illiberale dello Stato di Israele: del suo governo pro-tempore certo, ma anche degli altri suoi vertici istituzionali, delle sue forze armate e di sicurezza che compiono crimini quotidiani a Gaza e spalleggiano le scorribande criminali dei coloni in Cisgiordania, del suo sistema carcerario.

Infine. La confusione tra espressioni antisemite e anti-israeliane teorizzata in questo disegno di legge come negli altri analoghi cui si è affiancato, avvalora una confusione di segno opposto: tra «ebrei» e «Israele», che è uno dei canali principali attraverso i quali nell’attuale dibattito pubblico s’insinuano linguaggi, argomenti che tradiscono vero antisemitismo.

Per contrastare questa minacciosa eterogenesi dei fini, sarebbe bene che il disegno di legge Delrio torni il più rapidamente possibile nel cassetto.

*da Il manifesto del 3 dicembre

pc 5 dicembre - Milano per la Palestina Domenica 7


 

pc 5 dicembre - a Roma per Anan e Tarek liberi -SRP


 

pc 5 dicembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - La rivolta operaia a Genova, la lotta a Taranto

 

pc 5 dicembre - Dal volantino per gli operai della Leonardo di Grottaglie (TA)

La Legge di Bilancio in discussione, per la Difesa, cioè soldi per le armi, assorbirà il 40,9% del budget, pari a circa 10,3 miliardi di euro sui 25,1 miliardi totali in 3 anni e quasi 140 miliardi nei prossimi 5. 

Per il lavoro, il salario invece briciole. Niente è stanziato per il Mezzogiorno, i giovani, la sanità e il carovita.
Roberto Cingolani, ammin delegato della Leonardo, elogia la spesa per il riarmo: “unico argine alla vittoria del nemico senza scrupoli”, Mentre "noi abbiamo ancora dei vincoli etici... vi dico chiaramente che se c’è un momento in cui bisogna investire sulla difesa, è questo perché non sta finendo la guerra, sta iniziando la guerra nuova”. “I prossimi anni di pace apparente - ha aggiunto - la pace va difesa, ma ha un costo, non è gratuita”.
Leonardo lancia un nuovo sistema anti-missile per proteggere le città e le infrastrutture critiche europee. Il progetto si chiama «Cupola di Michelangelo», una sorta di scudo non fisico, ma composto di dati e tecnologie avanzate, compatibile con i mezzi e le piattaforme difensive di tutti gli eserciti della Nato.Ora verrà creato «un team misto di tutte le forze armate» con Leonardo che disegnerà questa nuova architettura secondo le necessità della difesa italiana. Cingolani ha stimato in 200 miliardi il mercato aggredibile nei prossimi dieci anni dal nuovo sistema del gruppo. Cingolani parla di “difesa” quando in realtà l’Italia vuole “offendere”, ed è già complice, fornendo armi e soldi, del genocidio di popoli, come in Palestina, e anche in Ucraina. Fa dell’allarmismo per far passare come normale i miliardi per la guerra tolti ai lavoratori e alle masse e per la produzione di armamenti

Rispetto a questo lo Slai cobas appoggia pienamente l’appello fatto da lavoratori di questo stabilimento della Leonardo: “Non in mio nome - Non con il mio lavoro”; lo abbiamo portato in altri stabilimenti Leonardo nelle città in cui siamo e in altre fabbriche, come esempio da estendere.

E’ importante l’unità degli operai della Leonardo, ma è importante anche l’unità a Taranto con gli operai Ilva in lotta; perchè anche per l’Ilva una delle ipotesi di “soluzione” da parte del governo è di produrre acciaio per le armi. E su questo l’azienda principale coinvolta sarebbe la Leonardo.

pc 5 dicembre - La “manovra finanziaria” è a sostegno delle imprese, come conferma la stessa Meloni

La legge di bilancio o manovra finanziaria di 18,5 miliardi del governo subito dopo essere stata approvata e inviata a Bruxelles, è stata letteralmente inondata di emendamenti (circa 6000!) da parte degli stessi partiti del governo, FdI-Fi-Lega-Noi Moderati, alla ricerca di qualche ritocco qua e là per soddisfare le proprie clientele.

La risposta a questi emendamenti l’ha data la stessa Meloni che insiste nel voler mantenere le cifre così come sono presentate a livello europeo per l’approvazione così da poter “uscire dalla procedura per disavanzo eccessivo già nel prossimo anno” in un messaggio all'Assemblea di Confimi (Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata). L’unica eccezione la Meloni, come si vede, la fa per i padroni e non si smentisce: ci tiene di tanto in tanto a confermare il suo essere al servizio dei padroni dicendo di non voler “rinunciare a perseguire gli obiettivi che ci siamo prefissati fin dal nostro insediamento e in questa manovra introduciamo il super e iper ammortamento per sostenere le imprese.”

Quali sono questi “obbiettivi”? non solo il “sostegno” ai padroni, come viene esplicitamente detto, ma soprattutto, se riesce il rientro della procedura per disavanzo eccessivo, avere a disposizione per il

giovedì 4 dicembre 2025

pc 4 dicembre - Corrispondenze e valutazioni da Genova e Taranto - da Taranto corrispondenza dallo Slai cobas sc

 https://grad-news.blogspot.com/2025/12/la-barricata-ex-ilva-da-genova-taranto.html

La Barricata: Ex Ilva, da Genova a Taranto dilaga la protesta - 

La valutazione di Taranto è del 3 dicembre e non tiene conto della giornata di lotta di Genova del 4 dicembre - su cui va ascoltata su questo blog ORE 12 Controinformazione Rossoperaia di venerdì 5 dicembre. 

pc 4 dicembre - La lotta degli operai ex Ilva a Genova - info - ne parliamo venerdì a ORE 12 Controinformazione Rossoperaia

 video 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/12/04/ilva-genova-corteo-operai-polizia-tensione-
lacrimogeni-news-oggi/8216654/?fbclid=IwdGRzaAOeeehjbGNrA55542V4dG4DYWVtAjExAHNydGMGY
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le-reti-di-polizia-lacrimogeni-sulle-tute-blu/?fbclid=IwdGRzaAOegsdleHRuA2FlbQIxMQBzcnR
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"Non siamo intenzionati a un disastro occupazionale che rischia di mettere sulla strada mille lavoratori" dicono i lavoratori

Una giornata difficile per il traffico e di lotta per i lavoratori dell'ex Ilva, a cui si aggiungono tutti i metalmeccanici. Questo giovedì di sciopero generale inizia con il concentramento degli operai di piazza Massena, raggiunta dai lavoratori dell'ex Ilva, in presidio da lunedì in piazza Savio, con i mezzi da lavoro che da giorni bloccavano la Guido Rossa. Alle 9 è partito ufficialmente il corteo con migliaia di lavoratori: in piazza i lavoratori di tutte la grandi fabbriche del capoluogo ligure, da Ansaldo Energia a Piaggio Aerospace fino a Fincantieri e altre aziende in solidarietà. Presente tra i manifestanti anche la sindaca di Genova Silvia Salis, in coda anche quattro mezzi pesanti direttamente dalla fabbrica.

Gli aggiornamenti

16.20 - I lavoratori hanno raggiunto piazza Savio dove dormiranno, in attesa dell'incontro di domani a Roma con il ministro Urso. A chiudere la giornata di protesta Armando Palombo: "Noi rimaniamo qui, dormiamo qui e vedremo cosa succederà domani. L'appuntamento per domani è alle 8 in fabbrica, come tutti gli altri giorni". Le tute blu hanno rimesso i mezzi come prima e bloccano la piazza. Via Roma è stata riaperta al traffico, così come parte di via Cornigliano. Chiusa invece la Guido Rossa, sia in entrata che uscita da e per piazza Savio.

Ore 16.10 - I lavoratori raggiungono i giardini Melis dove sarebbe dovuto essere in corso la "contro" manifestazione indetta (e poi cancellata) da un comitato del quartiere contro le modalità di sciopero dei lavoratori. Diversi i cori intonati dal corteo: "Cornigliano siamo noi" e "Dove sono i comitati?".

Ore 15.50 - Il corteo ha raggiunto via Pieragostini, prima del ponte di Cornigliano. Riaperta via Cantore e piazza Vittorio Veneto.

Ore 15.39 - Il corteo ha raggiunto via Cantore e si dirige verso piazza Cornigliano. Torneranno, come da programma, in presidio in piazza Savio. La strada è chiusa per permettere il passaggio delle persone mentre si registrano interruzioni al traffico in zona. 

Ore 15.20 - Riapre via Gramsci e via Bruno Buozzi. Il corteo ha raggiunto a Sampierdarena per tornare verso Cornigliano.

Ore 14.10 - Ancora sospesa la circolazione ferroviaria a Genova Brignole dalle ore 12:45 per la presenza di manifestanti nei pressi della linea. I treni Intercity e Regionali possono subire ritardi.

Ore 13.58 - I lavoratori hanno lasciato la stazione per dirigersi verso Cornigliano. Da piazza Verdi il serpentone si sposta verso corso Aurelio Saffi. Sono in atto le seguenti modifiche alla viabilità:
• Via Canevari: chiusa da corso Montegrappa
• Tunnel Archimede: chiuso in direzione via Tolemaide
• Via Tolemaide: traffico deviato verso mare su corso Torino
• Piazza delle Americhe / Piazza Verdi: chiusure in atto
• Chiusure temporanee su Cadorna – Ayres – Barabino – Diaz al passaggio del corteo.

La situazione comporta forti rallentamenti e traffico congestionato in bassa Valbisagno, Foce e zona centrale della città.

Ore 13.18 - Il presidente della Liguria Marco Bucci è arrivato alla stazione di Brignole, ed ha raggiunto i lavoratori fermi sulla banchina: "Era giusto che venissi qui - afferma Bucci - "Come ho detto martedì sera, noi continuiamo a lavorare per avere produzione dell'acciaio a Cornigliano, qualcosa che viene fatto non solo per Genova ma per tutta l'Italia. Lotteremo per questo, per far sì che latta e zincato siano prodotti a Genova. Domani mattina sarò a Roma per un nuovo incontro con il ministro Urso, non posso garantirvi che tornerò' vincitore, ma lavoreremo per voi. Ovviamente lavoriamo con lo stabilimento di Taranto perché il materiale arrivi da lì, ma dobbiamo cominciare a lavorare con altri produttori di coils. Un'azione che stiamo cominciando a fare ora, perché ci sia possibilità di lavorare per Cornigliano. Questi i nostri obiettivi, da questo pomeriggio lavorerò per voi. Mi raccomando - conclude il presidente "evitiamo situazioni difficili"

Ore 12.53 - Entrati nell'atrio della stazione Armando Palombo ha preso parola, annunciando l'occupazione della stazione. Sono circa un migliaio gli operai che hanno invaso le banchine della stazione di Brignole. Dai megafoni della stazione sono stati annunciate le cancellazioni di diversi treni che sarebbero dovuti arrivare in stazione.

Ore 12.40 - Il corteo è arrivato davanti alla stazione ferroviaria di Genova Brignole.

Ore 12.30 - Lavoratori in corteo si muovono su via Serra verso la stazione ferroviaria di Brignole.

Ore 12.15 - anche la sindaca Silvia Salis davanti alla Prefettura per un breve confronto con i lavoratori: "Domani sarò ricevuta a Roma dal ministro Urso, ribadirò la richiesta di spiegazioni sul futuro dell'azienda, per sapere cosa succederà nel caso in cui a marzo non arrivino offerte per l'acquisizione degli stabilimenti"

Ore 12:10 - Dopo un breve raccoglimento dei lavoratori è arrivata la decisione: il corteo si sposta verso la stazione ferroviaria di Brignole. Armando Palombo della Rsu dell'ex Ilva, ha annunciato: "Blocchiamo i binari".


ORE 12
- Un operaio Fiom è stato ferito alla testa durante il teso confronto in atto tra manifestanti e polizia davanti alla prefettura di Genova. L'operaio ha una ferita alla testa, probabilmente è stato colpito dal lancio di un fumogeno. Intanto i manifestanti, con un mezzo da lavoro, hanno staccato una parte degli alari a protezione della prefettura. In precedenza i manifestanti al grido di "Urso sei un codardo" e "Urso vaff..." avevano intonato cori
contro il ministro delle Imprese.

ORE 11.45 - La polizia ha riposizionato parte della grata e ha parcheggiato uno dei tanti mezzi presenti a chiudere la strada per non permettere l'entrata dei lavoratori. Anche gli agenti hanno lanciato fumogeni per far disperdere e allontanare i lavoratori. 


ORE 11.30
- Lavoratori sradicano la grata montata questa mattina dalla polizia con dei cavi legati a uno dei mezzi da lavoro della fabbrica. "Vogliamo lavorare, ci dovete arrestare" e "Urso bugiardo, sei solo un codardo". Uova e bottiglie vengono lanciate contro i muri della prefettura.

ORE 11.15 - I lavoratori hanno raggiunto largo Lanfranco dove la polizia aveva posizionato una grata per impedirgli l'accesso. Decine di persone hanno iniziato a sbattere e lanciare i caschetti al grido di "lavoro, lavoro. Ci dovete arrestare tutti".

ORE 11 - Il corteo ha raggiunto piazza della Nunziata e sta per imboccare le gallerie verso la prefettura. Alta tensione in largo Lanfranco dove ci sono almeno venti camionette della polizia. Via Buozzi e via Gramsci riaperte al traffico.

ORE 10:50 - La testa del corteo ha raggiunto Stazione Marittima. Riaperto a Sampierdarena il casello di Genova Ovest e via Cantore. Riaperta anche via Cornigliano.

ORE 10.30 - Il corteo ha superato via Cantore e ha raggiunto la zona di Dinegro.

ORE 9:45 - Il corteo ha superato il ponte di Cornigliano e dopo un breve stop in via Pieragostini ha ripreso in direzione centro città.

ORE 9:25 - Il corteo è appena partito dai giardini Melis. Centinaia i lavoratori si muovono in direzione centro città.

La visita della sindaca Salis: "Non forniamo alibi"

La sindaca di Genova Silvia Salis è arrivata a portare i suoi saluti e la solidarietà ai lavoratori. Nell'occasione ha rinnovato l'appello che già ieri era stato fatto dall'arcivescovo di Genova, Marco Tasca, alla non violenza: "Non forniamo alibi". "Come Chiesa genovese partecipiamo al momento drammatico per i lavoratori di Acciaierie d'Italia e per tutta la città e auspichiamo che governo, istituzioni e tutte le parti in causa, con responsabilità e impegno, giungano in tempi rapidi ad una soluzione della crisi" aveva detto ieri l'arcivescovo. "Rivolgiamo un accorato appello affinché nelle manifestazioni si eviti in tutti i modi il ricorso alla violenza e si privilegi la via del dialogo".

Alle 9 il concentramento 

Gli stessi veicoli li accompagneranno da Cornigliano fino alla Prefettura, in largo Lanfranco. La piazza è stata chiusa intorno alle otto del mattino per l'arrivo di diverse camionette della polizia, in servizio per l'ordine pubblico durante la giornata. Alle nove sono state inoltre chiuse via San Giovanni D'Acri e via Cornigliano, per permettere il passaggio delle centinaia di lavoratori in marcia verso i giardini Melis, dove si uniranno a gli altri operai delle diverse fabbriche aziende metalmeccaniche del territorio. Il percorso del corteo comprenderà via Cornigliano → Pieragostini → Degola → Montano → Cantore → Buozzi → Adua → Gramsci → Nunziata → Portello → Corvetto → Prefettura.

Oltre 20 blindati polizia davanti a Prefettura Genova

Oltre una ventina di blindati della polizia sono arrivati davanti alla Prefettura di Genova in vista dello sciopero generale dei lavoratori metalmeccanici proclamato dai sindacati oggi nel capoluogo ligure per la vertenza ex Ilva. Il concentramento del corteo è previsto alle 9 ai giardini Melis di Genova Cornigliano vicino allo stabilimento siderurgico con direzione verso il centro di Genova e arrivo previsto davanti al palazzo locale del governo. Via Roma davanti alla Prefettura così come via San Giovanni D'Acri in direzione monte a Cornigliano sono state chiuse al traffico per la manifestazione.

Il segretario della Fiom Cgil De Palma: "Stiamo scioperando per la dignità del lavoro"

"Stiamo scioperando per la dignità del lavoro - dichiara il segretario generale della Fiom Cgil Michele De Palma -. Perché è inaccettabile che il governo, che aveva presentato un piano che noi avevamo condiviso, in cui c'erano tre 'DRI' e quattro forni elettrici, di cui uno a Genova, per garantire la continuità produttiva e occupazionale ma anche la decarbonizzazione, invece a un certo punto abbia cambiato completamente le carte in tavola e abbia fermato tutti gli impianti".

Venzano (Fim Cisl): "Uno schiaffo dal Governo, il lavoro non si tocca"

Christian Venzano, segretario generale della Fim Cisl Liguria: "Sono stati tre giorni intensi dove abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma perché il governo non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo e il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano che, se dovesse fermarsi chiuderebbe per sempre. Dopo aver ottenuto la continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al MIMIT, con la mobilità di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo. Oggi come Fim e Fiom siamo in corteo con la solidarietà di tutte le aziende metalmeccaniche di Genova verso la Prefettura che è l’organismo in città del Governo per essere ascoltati dal Prefetto di Genova, vogliamo evitare di compromettere il futuro degli impianti di Cornigliano e del gruppo siderurgico più grande d’Europa. Insieme alle lavoratrici e i lavoratori di tutte le fabbriche e con la solidarietà della città che sentiamo vicina e ringraziamo, noi siamo dalla parte delle forze dell’ordine e chiediamo sostegno da parte di tutti per questo momento così difficile per il mondo del lavoro".

"Quello che ci ha riportato il Presidente della Regione, Marco Bucci che ringraziamo per la vicinanza, non è però accettabile, sentirsi dire che il Ministro dell’economia Giorgetti, nomina una legge europea che impedisce allo Stato di aiutare un azienda in amministrazione straordinaria, ma evidentemente non è ben chiaro che l’amministrazione straordinaria ha l’obbligo nella sua funzione di mantenere il valore aziendale dei suoi asset e il caso è proprio questo perché la non continuità o la mancanza di manutenzione può compromettere tale valore visto la condizione attuale degli impianti. Per salvare definitivamente la siderurgia bisogna tornare al piano condiviso con le organizzazioni sindacali per dare continuità produttiva ai siti del nord e prendersi la responsabilità del rilancio della siderurgia in attesa di investitori industriali e del settore con capacità economiche. Il Governo torni ad essere quello che ha promesso il rilancio della siderurgia ed esca da questa nuova posizione che rischia di portare alla chiusura”, spiega Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria.

(Notizia in aggiornamento)

pc 4 dicembre - "Che cos'è il plusvalore" - A Taranto il prof. Di Marco venerdì 5 dicembre

Invitiamo i lavoratori, i giovani a venire venerdì alla Biblioteca di Taranto ple Bestat per sentire la 6° "lezione" del prof. Di Marco su Il Capitale di Marx. 

E' una lezione che parlerà del perchè parliamo di "sfruttamento" capitalista, del come e perchè i lavoratori producono tutta la ricchezza della società ma hanno un salario che non basta per vivere, e i padroni intascano i profitti. 

Come si sono determinate storicamente le condizioni che hanno portato alla costrizione della vendita al padrone capitalista della forza lavoro. 

 

La lotta all’ex Ilva di Genova e Taranto dimostra che ‘Marx deve entrare in fabbrica‘ - parliamone domani alla Biblioteca acclavio alle 16.30

A tutti i presenti verrà data la dispensa della 5° lezione/il foglio teorico su Toni Negri /info 3519575628

pc 4 dicembre - Corrispondenza dalla Stellantis Melfi: la lotta operaia nelle ditte dell’indotto

L'altro gruppo, insieme all’Ilva, al centro della situazione di crisi attacchi alle condizioni dei lavoratori e mancate soluzioni del governo dei padroni è chiaramente il gruppo Stellantis. L'osservatorio privilegiato del nostro lavoro nel gruppo Stellantis è la Stellantis di Melfi sia perché è la fabbrica in cui si è prodotta nella storia più recente degli ultimi vent'anni la lotta operaia più significativa; i 21 giorni della Fiat Sata di Melfi sono stati un'esperienza meritevole di entrare nella storia della lotta di classe e in particolare nella storia della lotta della classe operaia degli ultimi anni. Esistono sui 21 giorni ampi materiali, cronache, commenti, analisi che abbiamo prodotto nel fuoco di quella lotta di cui all'epoca fummo attivi e anche qualcosa in più.

Ma parliamo della Stellantis di oggi. Mentre per il futuro dello stabilimento vengono aggiornati i fantasmatici progetti di Stellantis di farne un polo significativo con modelli adatti ad aggiungere volumi di produzione, si parla di 200 mila auto, nella sostanza ora le cose però sono diverse, quello che è in atto è un massiccio licenziamento nelle fabbriche dell'indotto. Sono oltre mille gli operai a rischio che si

pc 4 dicembre - India il documento del PCI (Maoista) per il 25° anniversario dell'Esercito guerrigliero popolare di liberazione

A giorni in italiano questo testo insieme ad altri in una pubblicazione straordinaria che raccoglie i documenti del PCI (Maoista) nella attuale fase difficile e complessa, per fornire ai comunisti autentici, ai rivoluzionari, ai proletari e militanti  internazionalisti gli strumenti necessari per comprendere la situazione e partecipare attivamente alle importanti iniziative di solidarietà internazionalista che si svilupperanno in Italia, in Europa e nel mondo, ad opera del Comitato di Sostegno Internazionale alla guerra popolare in India (ICSPWI)

info 

pcro,red@gmail.com

csgpindia@gmail.com 

PCI (Maoísta) – ¡Celebremos el 25º aniversario del EGPL! en espanol

 

PCI (Maoísta) – ¡Celebremos el 25º aniversario del EGPL!- traduzione non ufficiale

¡Protejamos al Partido! ¡Protejamos al EGPL! ¡Protejamos a las organizaciones de masas! ¡Protejamos el movimiento revolucionario! Todo esto es necesario ante la guerra revolucionaria y la defensiva de Kagaar.

¡Intensifiquemos la lucha de clases contra la alianza de las clases capitalista burocrática compradora, terratenientes e imperialistas! ¡Intensifiquemos la lucha contra los gobiernos fascistas hindúes brahmánicos RSS-BJP en el centro y en los Estados!

Con motivo del 25º aniversario del EGPL, la Comisión Militar Central (CMC) y el PCI (maoísta) envían este mensaje a todo el Partido, al EGPL, a las estructuras populares y al pueblo oprimido.

Comisión Militar Central Comité Central, PCI (maoísta)

Queridos compañeros y pueblo:

El Ejército Guerrillero Popular de Liberación (EGPL), que lleva adelante la guerra popular por la

pc 4 dicembre - Educazione sessuo-affettiva nelle scuole... Papà non vuole mamma nemmeno...

dal blog femminismorivoluzionario
Papà non vuole

"Babbo non vuole mamma nemmeno come faremo a fare l'amor..." diceva una canzone popolare di più di 50 anni fa...
Ecco, sull'educazione sessuo-affettiva, così come fatta dal governo/Min. Valditara, siamo tornati a più di 50 anni fa. Dato che l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, vietata per le primarie, per le medie e superiori deve avere il SI' di "babbo e mamma" (altrimenti non si fa).
Non a caso l'associazione Pro Vita "saluta con entusiasmo" il voto alla Camera.
"Una legge - scrive giustamente Il manifesto - con il chiaro marchio di «Dio, patria e famiglia»; e rivendicata ieri come tale dal deputato leghista Rossano Sasso a Montecitorio dicendo che tale slogan "è un credo che guida la nostra azione politica». 
Aggiunge poi, allargando lo scopo della legge:  «Con questa legge diciamo basta all’ideologia gender, alla bolla woke, non sarà più consentito agli attivisti politici di fare propaganda politica a scuola. Che se la facciano

pc 4 dicembre - Operaicidio di Stato

di Mario Sommella (*)

Perché chi muore in cantiere è già una “vittima del dovere”

In Italia, nel 2024 sono morte sul lavoro 1.090 persone, quasi il 5% in più rispetto all’anno precedente. Significa fra tre e quattro lavoratori al giorno, ogni giorno dell’anno, che escono di casa per guadagnarsi da vivere e trovano la morte. 

Nel primo semestre del 2025 le denunce con esito mortale si assestano comunque intorno a quota cinquecento: una media di circa un morto ogni otto ore, mentre i comunicati ufficiali provano a rassicurare parlando di lievi cali percentuali. 

Dentro questo numero enorme, c’è un altro dato che dovrebbe togliere il sonno a chiunque: nei soli

pc 4 dicembre - La Russa/Santachè

Gli esponenti di questo governo e di queste istituzioni e dei partiti di questa maggioranza nazionale e locale sono esseri schifosi, fascisti, corrotti e dediti all'occupazione selvaggia del potere, vogliosi di far parte della classe dominante e dei settori più parassitari  di essi.

Ed è chiaro che quando questo si realizza non possono essere cacciati se non con la forza. La forza della legge, le inchieste della magistratura o di parte non servile di essa non li ferma; anzi, questo porta questa 'classe politica e sociale' a impegnarsi nel mettere le mani sulla magistratura e nel fare riforme e leggi che li mettano al riparo. Per cui non è questa la strada che li può fermare-

La strada è un'altra

proletari comunisti 

I pm archiviano l’affare immobiliare dei familiari di La Russa e Santanchè: un milione guadagnato in un’ora con la villa di Alberoni

di Luigi Ferrarella

Dimitri Kunz e Laura De Cicco non erano mai stati indagati nel fascicolo in cui ora viene archiviato l'unico indagato Rapisarda, che era stato l'acquirente finale. La Procura vaglia ma poi esclude le ipotesi possibili di finanziamento illecito al partito, corruzione, riciclaggio

Finanziamento illecito al partito Fratelli d’Italia no, perché il milione di euro di plusvalenza guadagnato in un’ora dalla moglie del presidente del Senato Ignazio La Russa e dal compagno della ministra del Turismo Daniela Santanchè - comprando e subito rivendendo una villa a Forte dei Marmi del sociologo Francesco Alberoni opzionata nei mesi precedenti in due preliminari di vendita al tandem politico contemporanei al preliminare di acquisto da parte dell’imprenditore Francesco Rapisarda - non è andato a finire al partito, ma è stato utilizzato per spese personali dai due politici.

Corruzione neanche, perché la Procura (anche nell’ipotesi che il prezzo di acquisto fosse stato appositamente sovrastimato per regalare in sostanza 1 milione ai politici) non ha trovato alcun sospetto

pc 4 dicembre - Morire mentre si lavora a 60 anni o 70 anni

Carlo Soricelli aggiorna la tragica lista delle persone morte a novembre. Fra loro troppi anziani, costretti a lavorare, come mostra la storia “esemplare” di Giorgio Canetti… L’Osservatorio di Bologna chiede aiuto per realizzare due progetti: un docufilm e una “piramide” per non dimenticare.

Nelle fotografie due di loro: Loredana Abbonizio e Benedetta Tralli

Il mese si conclude con oltre 100 morti complessivi, 72 di questi sui luoghi di lavoro. Quello che colpisce di più è la terribile sequenza di donne che sono morte in itinere, 5 negli ultimi 5 giorni, già più di 100 le donne morte dall’inizio dell’anno. 

Arriviamo a contare al 30 novembre 1355 morti complessivi.

Giorgio Canetti aveva 64 anni quando è morto per infortunio sul lavoro.

di Carlo Soricelli (26 settembre 2025)

Nessuno ha scritto di lui sui giornali, nessun titolo, solo alcuni trafiletti nella cronaca locale. La sua è la storia di tanti che non fanno notizia. È successo a Busto Arsizio: stava aiutando un amico imbianchino, era salito su una scala malferma per tinteggiare una stanza. È bastato un attimo: la caduta, l’impatto, la

mercoledì 3 dicembre 2025

pc 3 dicembre - Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

L’11 novembre 2025, in occasione di “Milipol”, l’esposizione internazionale delle attrezzature per le forze di polizia che si tiene annualmente in Francia, l’azienda SOURCE Tactical Gear di Tirat Carmel (distretto di Haifa) ha annunciato che fornirà ai Carabinieri italiani 15.000 giubbotti antiproiettile predisposti specificatamente per il personale femminile. I giubbotti saranno dotati di particolari tasche ad accesso rapido e da combattimento ACCS per “migliorare la protezione dei militari e le prestazioni operative”.

Secondo quanto riportato dalla testata specializzata IsraelDefense, il valore della commessa è di 8.685.000 euro. I giubbotti saranno acquistati con fondi del Ministero dell’Interno italiano per essere poi consegnati all’Arma dei Carabinieri. SOURCE Tactical Gear assicura che i giubbotti antiproiettile offriranno la “piena copertura balistica e la protezione dalle coltellate mantenendo la superiorità ergonometrica ed il comfort”.

Per l’acquisizione di 5.000 giubbotti antiproiettile in conformazione femminile la spesa presunta è di 5.569.300 euro, IVA compresa. Il bando prevedeva il diritto di opzione, limitatamente al biennio successivo al contratto iniziale, per l’approvvigionamento di ulteriori 3.000 giubbotti. Il 20 agosto 2024 il lotto da 5.000 giubbotti è stato aggiudicato alla SOURCE Vagabond Systems Ltd., società dell’omonimo gruppo SOURCE di Tirat Carmel, che ha offerto lo sconto percentuale del 7% sul prezzo posto a base di gara.

La Source Vagabond Systems Ltd. è nota a livello internazionale per la produzione di sandali e attrezzature da trekking e sportive e di zaini e vestiario destinati al personale militare (in particolare il

pc 4 dicembre - Il ceto politico europeo di destra come di centro sinistra nelle istituzioni europee e nel parlamento europeo è una feccia

Il ceto politico europeo di destra come di centro sinistra nelle istituzioni europee e nel parlamento europeo è una feccia al servizio dei padroni, finanza, banche interessi imperialisti e capitalisti di ogni genere.

E' lautamente pagato e foraggiato con soldi pubblici e costantemente serve interessi privati e i primi interessi che serve sono i propri e la propria ricollocazione quando finisce il loro mandato.

Questa feccia deve essere costantemente attaccata sia politicamente che personalmente con la denuncia politica e con la contestazione permanente, qualsiasi sia il partito a cui appartiene. La strada che li ha portati in queste istituzioni, bastano poi pochi mesi, assume fattezze e comportamenti omogenei in qualità di ceto e casta

proletari comunisti

La caduta dell’eurocrate: il caso Mogherini tra potere e manipolazione

Il ritratto feroce di una tecnocrate europea: Mogherini, simbolo di un potere austero e ideologico, viene travolta dallo scandalo sui corsi truccati. L’immagine di un’élite che recluta adepti tra cinismo, burocrazia e pulsioni belliche.

L’Unione Europea. Il feudo della professionalità: Federica Mogherini.

Ricordo il piglio deciso dato dalla chiarezza della sua professionalità. Federica Mogherini camminava, gesticolava con quel fare disadorno proprio dell’eurocrate militante. Una manager seriosa e compassata, lontana dal cicalio del dibattito spicciolo, determinata a far valere i grafici economici e i protocolli

pc 3 dicembre - Info dai blocchi Ilva Taranto di questa mattina - Quali gli obiettivi della lotta?

Il blocco si è rinfoltito verso le10 di stamattina all'ex Ilva Taranto. Ad una presenza fondamentalmente di delegati e attivisti sindacali più stretti, si vanno aggiungendo operai ai blocchi, che attualmente superano le 200 persone. La fabbrica è materialmente bloccata e su questo lo sciopero ad oltranza, sta riuscendo. Ma il punto chiave è: qual’è l'obiettivo di questa lotta? 

Se a Genova si è capito che la lotta ha assunto obiettivi corporativi e interclassisti, dentro una linea di divisione dei lavoratori tra nord e Taranto, che serve gli interessi e i piani del governo, a Taranto non vuol dire che la linea che viene portata avanti corrisponde effettivamente alle necessità delle rivendicazioni operaie.
Su due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme ambigue viene sostenuta dai padroni. In

pc 3 dicembre - ORE 12 Controinformazione rossoperaia - Corrispondenza dal blocco stradale degli operai ex-Ilva Taranto - Info/corrispondenza dalla Stellantis Melfi: la lotta operaia nelle ditte dell’indotto